Notizie | 24 ottobre 2022, 14:59

Tartufo bianco, si parte da 450 euro l'etto

Tartufo bianco, si parte da 450 euro l'etto

Con il caldo e la siccità che non abbandonano l'Italia, il prezzo del tartufo bianco viene quotato su valori di 450 euro all’etto per pezzature oltre i 50 grammi in una annata difficile per le alte temperature e le scarse precipitazioni. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sulla base degli andamenti della borsa del tartufo bianco di Acqualagna, dove si è aperta la Fiera nazionale del tartufo bianco. Un appuntamento che sancisce l’entrata nel vivo della stagione delle “feste” dedicate a sua Maestà il tartufo, dalla Fiera Internazionale del tartufo bianco di Alba alla mostra mercato del Tartufo di Città di Castello, ma numerosi appuntamenti sono in calendario nelle regioni piu’ vocate.

La prima raccolta successiva all’iscrizione nel patrimonio culturale immateriale dell’umanità tutelato dall’Unesco della “Cerca e cavatura del tartufo in Italia: conoscenze e pratiche tradizionali”, fa registrare dunque – sottolinea la Coldiretti – quotazioni sui massimi, toccati anche lo scorso anno; ma tra le annate più care si registrano anche i 350 euro nel 2013, i 500 euro nel 2012 e i 450 euro all’etto del 2017 per pezzature medie dai 15 ai 20 grammi per il tartufo bianco di Alba.

A far innalzare il prezzo sono state le condizioni climatiche non favorevoli perché’ il Tuber magnatum Pico si sviluppa in terreni che devono restare freschi e umidi sia nelle fasi di germinazione che in quella di maturazione.

Con l’autunno – precisa la Coldiretti – si moltiplicano lungo tutto lo Stivale le mostre, le sagre e le manifestazioni dedicate al tartufo che coinvolge in Italia una rete composta da circa 73.600 detentori e praticanti, chiamati tartufai, riuniti in 45 gruppi associati nella Federazione Nazionale Associazioni Tartufai Italiani: da singoli tartufai non riuniti in associazioni per un totale di circa 44.600 e da altre 12 Associazioni di tartufai che insieme all’Associazione Nazionale Città del Tartufo coinvolgono circa 20.000 liberi cercatori e cavatori.

Dal Piemonte alle Marche, dalla Toscana all’Umbria, dall’Abruzzo al Molise, ma anche nel Lazio e in Calabria sono numerosi i territori battuti dai ricercatori. La ricerca dei tartufi praticata già dai Sumeri – ricorda la Coldiretti – svolge una funzione economica a sostegno delle aree interne boschive, dove rappresenta una importante integrazione di reddito per le comunità locali, con effetti positivi sugli afflussi turistici come dimostrano le numerose occasioni di festeggiamento organizzate in suo onore.

I tartufi sono noti per il loro forte potere afrodisiaco e in cucina il bianco (Tuber Magnatum Pico) va rigorosamente gustato a crudo su noti cibi come la fonduta, i tajarin al burro e i risotti e per quanto riguarda i vini va abbinato con i grandi rossi.